Diario australiano

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Giuseppe Cabras

Diario australiano Kangaroo Island, l’isola dei canguri, per grandezza la terza in Australia, dista meno di 16 chilometri dalla terraferma; qui la gente sembra vivere in un’altra dimensione perché tutto è sereno, cordiale e familiare anche per il turista che arriva da lontano.

Un piccolo aereo di linea collega l’isola con Adelaide; il volo, di circa 25 minuti, consente di apprezzare le dimensioni e la natura della sua terra, dove si alternano piccoli deserti rossi, campi coltivati, paludi e scogliere selvagge; l’unico impedimento è il bagaglio, perché nella minuscola stiva dell’apparecchio in questione non c’entra quasi “a, ed io ne ho circa 150 Kg!

Nell’interno il paesaggio è prevalentemente arido; il “bush”, la macchia locale, resiste ad elevate temperature e a lunghi periodi di siccità, offrendo tuttavia alla vista bellissimi fiori e forme inaspettate.

Colonizzata più di cento anni fa da marinai fuggiti dalle baleniere inglesi, l’isola è oggi un posto veramente ospitale, dove sorrisi e gentilezza si sprecano.

Il nostro viaggio inizia con un tour dell’isola a bordo di un lussuoso fuoristrada, attraverso una natura multiforme; questo mezzo ci da modo di apprezzarne i molti aspetti ma soprattutto la vista delle scogliere accresce in noi il desiderio di esplorare, almeno in parte i fondali di Kangaroo.

Due sono i diving disponibili sull’isola: dall’Italia abbiamo prenotato quello più conosciuto, a Kingscote, circa 60 Km a nord-ovest dall’aeroporto.

fotoL’apparenza a volte inganna; il primo impatto col “diving” ci lascia un po’ disorientati perché i nostri accompagnatori ci conducono in aperta campagna, proprio nell’aia di una fattoria.

Jim Thiselton, il titolare, accompagnato dal suo cane ci viene incontro per fare gli onori di casa: è un tipo singolare, assomiglia incredibilmente a Janez, il fedele compagno di Sandokan!

Tutto si risolve in brevi convenevoli in inglese, dopodichè le nostre attrezzature vengono caricate su un vecchio camion fuoristrada col quale percorriamo un sentiero disastrato ma affascinante che in una mezz’ora ci conduce alla baia (scavata a colpi di ruspa dal buon Jim), dove ci aspetta un catamarano fuoribordo.

Il mare è appena mosso, saltiamo sulle onde a gran velocità fino a raggiungere un enorme arco di roccia che denomina la prima immersione: “The Arch”.

Ci immergiamo rapidamente nell’acqua freddina (15° C), la visibilità è di circa 20 metri, e partiamo subito alla ricerca dei Sea-Dragons (Phyllopteryx Taeniolatus), pezzo forte dei fondali di Kangaroo; dopo poco la nostra guida ce ne indica uno che tenta di nascondersi tra la vegetazione, e senza difficoltà, poiché nuota lentissimo, scatto alcune foto del curioso animale.

Più tardi ne scorgiamo altri; si muovono molto lentamente risultando quindi molto fotogenici e disponibili per scatti multipli, qualità che non avrei riscontrato nelle altre specie presenti in abbondanza.

I maschi trasportano le uova incollandole al proprio corpo, per meglio proteggerle dai predatori, dimostrandosi padri premurosi.

Passando sotto il suddetto arco, l’improvvisa oscurità non ci impedisce di scorgere la sagoma di alcune foche della Nuova Zelanda che si tuffano per osservarci, rendendoci partecipi della loro festosità.

L’immersione, poco profonda, ci permette di restare in acqua a lungo, sballotati dalla risacca, per osservare le foche più da vicino.

fotoDopo una breve sosta di superficie, un piccolo spostamento ed uno spuntino, eccoci pronti per il secondo tuffo, stavolta a “Pissy boy rock”, la traduzione del nome la lascio a chi legge; un gruppetto di leoni marini, endemici dell’isola, ci aspettano pigramente sdraiati al sole.

E’ un attimo: dopo pochi secondi dal nostro tuffo sono tutti in acqua e ci guizzano attorno, sfiorando le laminarie ed evitandoci per pochi centimetri, incuriositi dalla nostra goffa presenza.

Scatto molte foto, in luce ambiente, anche ai “Blue groopers”, grossi bestioni socievoli che, per niente turbati, si mettono in posa e si fanno addirittura toccare, salvo poi fuggire lasciandosi dietro un boato generato dal colpo di coda.

L’acqua limpida rende piacevole il mio compito e il 20 mm si rivela una scelta azzeccata, così finisco rapidamente il rullino.

Al termine dell’immersione i leoni marini ci seguono fino alla barca, , forse dispiaciuti di perdere i nuovi compagni di giochi.

Jim ci assicura che nonostante la presenza di foche e leoni marini, gli squali sono molto rari da quelle parti; ci racconta inoltre di avere a disposizione alcuni relitti non molto profondi, purtroppo però il tempo stringe, altre immersioni ci attendono lontano da Kangaroo e a malincuore salutiamo il nostro anfitrione, promettendoci di tornare presto, non prima di aver acquistato qualche gadget dalla sua singolare azienda.

COME ARRIVARE A KANGAROO

Con il traghetto: da Cape Jervis, circa 80 Km da Adelaide, 4 partenze giornaliere, possibilità di traghettare l’auto, 1 ora di navigazione fino a Penneshaw, estremità orientale dell’isola.

Con l’aereo: da Adelaide con i voli di linea della Kendell Airlines, 2 voli giornaleri.

SULL’ISOLA

A Kangaroo le sistemazioni sono di tipo bed & breakfast, in case private molto graziose dove il servizio è ineccepibile e l’atmosfera davvero familiare.

Seaview Lodge (****)

Willoughby Road, Penneshaw 5222, telefono 08 0553 1132, fax 08 8553 1183,

proprietari Neil & Sue Schultz

Muggleton Moles B&B (***)

PO Box 350, Penneshaw 5222, telefono 08 8553 1030, fax 08 8553 1290,

proprietari Rohan & Sandra Muggleton-Mole
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Emu Bay Holiday Cabins (***)

PO Box 27, Kingscote 5223, telefono/fax 08 8553 5241,

proprietari Des Gill & Anne Connolly

DA NON PERDERE

L’arrivo, ogni sera dopo il tramonto, di centinaia di pinguini di Cook sulle spiagge di Penneshaw.

SOTT’ACQUA

Adventureland Diving, Penneshaw 5222, telefono 08 8553 1072

Kangaroo Island Diving Safari, Telhawk Farm RSD 451 Kingscote 5223, tel/fax 61 8 8559 3225

E-mail: kids@kin.on.net. http://kidivingsafari.com