Sofri, una clemenza dovuta

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Era necessaria la sindrome di Boerhaave per svegliare gli animi di politici e opinion makers tanto da consentire al giudice di sorveglianza competente di sospendere per sei mesi la pena ad Adriano Sofri. Come accade sempre in Italia si interviene in stato di necessità. A nostro modesto punto di vista, la magistratura locale ha fatto la cosa giusta e doverosa. Una misura ordinaria prevista dall’ordinamento, dunque non certo un privilegio, che questa volta si concretizza in un gesto di grande umanità nei confronti del carcerato modello del Sant’Anna.
Questa volta l’intervento della magistratura non può che far riflettere ancora una volta sullo stato incredibile della situazione giudiziaria. Forse un atto di clemenza per l’ex leader di Lotta Continua condannato per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, come la grazia, potrebbe segnare un nuovo passo per la giustizia italiana. E’ utile ricordare come Adriano Sofri si è sempre comportato in modo assolutamente irreprensibile ric onoscendo la legittimità degli atti che l’autorità dello Stato che compiva nei suoi confronti anche se contrari alla sua innocenza. Non è scappato all’estero, nè dalla giustizia, nè dai processi, ha accettato la condanna. Sofri, sta scontando 22 anni di carcere a Pisa come mandante dell’omicidio di Luigi Calabresi. Intanto, si riapre il dibattito sulla grazia, con la richiesta bipartisan di un provvedimento immediato da parte di esponenti di diversi schieramenti politici. Ed anche dalla Cdl ci sono stati diversi interventi a favore della grazia. Chissà che in clima pre-elettorale non sia la volta buona anche per Castelli.