Sicurezza sul lavoro: zero infortuni, zero premi assicurativi per le Pmi

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Network Sinistra riformista italiana chiede subito nuove politiche di prevenzione mirate alle Piccole e medie imprese

Nuove politiche di sicurezza e difesa del diritto alla salute per chi lavora nelle Pmi. Sono necessarie – per il Network Sinistra Riformista – nuove politiche di prevenzione mirate alle piccole imprese fatte di norme concrete, ed accessibili, che favoriscano le imprese virtuose, e tutelino chi svolge il proprio lavoro in piccole e medie imprese. Franco Lotito, Presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inail, in una lettera indirizzata al Ministro Tremonti rilancia con forza l’idea di nuovi incentivi per politiche di sicurezza sul lavoro. Rispondendo ad una lettera del Ministro Tremonti sulla sicurezza dei lavoratori artigiani, pubblicata sul Corriere della Sera lo scorso 10 Settembre, il Presidente Lotito sottolinea come sia possibile sostenere una nuova stagione di investimenti per il settore anche attraverso l’Inail “avendo lo stesso ente le risorse finanziarie, le competenze professionali e l’esperienza necessaria”.

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Di seguito pubblichiamo il testo integrale della lettera al Ministro Tremonti:

Egregio Signor Ministro,

ho letto quest’oggi sul “Corriere della Sera” la Sua risposta alla lettera di Stefano Banda. Il nocciolo delle Sue argomentazioni pone il problema dell’impresa artigiana di fronte all’apparato normativo che regola la tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, invocando – dice il titolo – “regole diverse per i piccoli”. Lo spunto che Lei offre merita indubbiamente una riflessione ed un approfondimento. Posso – rispettosamente, s’intende – interloquire?
Quando si parla della sicurezza sul lavoro, distinguere la realtà della grande industria da quella artigiana è sicuramente necessario, sicchè additare la responsabilità di un impianto normativo che verso il piccolo imprenditore si manifesta nella forma di un burocratismo “assurdo” e “dispendioso” può essere giustificato. Ne discende che liberare il piccolo imprenditore dall’assillo degli eccessi burocratici appare necessario. Tuttavia il punto è appurare in che modo l’opera di alleggerimento normativo che sembra proporre il Suo ragionamento possa determinare un salto di qualità nella condizione dell’infortunistica nella realtà della piccolissima impresa artigiana. Una condizione che conviene guardare un po’ da vicino e per quello che è.
I dati dell’INAIL dicono che l’indice di frequenza degli infortuni denunciati nelle aziende artigiane è di 36 ogni 1000 addetti, mentre quello delle imprese industriali in senso generale è di 28. Dicono che l’indice di frequenza (nell’universo artigiano) nel settore delle costruzioni è di 78; che sale ad 89 nella produzione di mezzi di trasporto (auto, moto, navi, treni, ecc). I dati della Commissione “Morti Bianche” per conto loro dicono che nel 2007 su un totale di 1205 infortuni mortali ben 740 si sono verificati nell’universo della piccolissima impresa; dicono ancora che i 2/3 degli infortuni mortali si verifica per tre cause: caduta dall’alto in edilizia, ribaltamento della macchina agricola, incidente stradale nel trasporto di merci.
So bene che questi numeri possono legittimamente essere chiamati sul banco dei testimoni nel processo contro l’impianto normativo in atto per denunciarne la sostanziale irrilevanza dal punto di vista dell’efficacia dell’azione di tutela della salute che sono chiamate a svolgere. Ma quand’anche il processo conducesse a condanna definitiva, liberando l’imprenditore dagli obblighi burocratici che questo considera “di troppo”, il problema di come liberare il lavoratore (e sovente lo stesso imprenditore) della micro impresa dal rischio dell’infortunio rimane.
Insomma nutro qualche dubbio circa la possibilità che tale opera di alleggerimento normativo, ancorchè utile, possa produrre di per sé quel salto di qualità di cui dicevo.
Quello che occorre è una vera e propria politica della Prevenzione mirata alla piccola impresa, fatta certo di normative più semplici ed accessibili, ma anche e soprattutto di cose concrete: insomma sostenendo investimenti che migliorino l’affidabilità della macchine, favorendo le buone pratiche, sostituendo l’assillo burocratico con la consulenza, mettendo a disposizione dei Rappresentanti per la Sicurezza della buona formazione, mettendo in campo forme di incentivo davvero efficaci, offrendo cioè all’impresa il vantaggio di uno scambio forte: zero infortuni, zero premi assicurativi. Parlo di investimenti che un Istituto come l’INAIL può e deve sostenere avendone i mezzi finanziari, la competenza professionale e l’esperienza. In questo discorso, dunque, tutto si tiene, perché il diritto alla salute deve essere difeso sempre, ovunque e “toto modo”.
La ringrazio, Signor Ministro, per l’attenzione che vorrà dedicare a queste riflessioni

Franco Lotito