Le primarie per molti dirigenti politici sarebbero una sorta di “Opa sui partiti”.
Sciogliere i partiti non è scandaloso. E’ questa l’opinione in sintesi del professor Arturo Parisi tra i promotori della lista Uniti nell’Ulivo alle Europee, da sempre contrario alle strutture classiche dei soggetti politici italiani.
“Ho l’impressione – sostiene Parisi – che in troppi nel centrosinistra considerino le primarie una sorta di Opa ostile sui partiti, mentre io non dimentico che è proprio grazie ai partiti che quella straordinaria giornata di partecipazione è stata possibile”: interviene così, Arturo Parisi, dalle colonne del Corriere della Sera con un fondo sul dibattito politico nell’Unione. “E’ passato solo un mese dal giorno delle primarie – ricorda l’onorevole della Margherita – ma già vedo i segni di una rapida conversione a ‘u’. Sento chiedere regole per difendersi dal rischio-primarie invece che istituzionalizzare la novità e farla diventare prassi ordinaria. Eppure proprio grazie a quella esperienza l’ Italia non è più riferimento patologico in Europa ma e’ diventata modello positivo”. Parisi aggiunge che “le primarie chiedono ai partiti di ripensare il proprio funzionamento, di rimettersi in gioco e da qui nascono le resistenze. Propongono un’ idea competitiva della democrazia contraria alla cultura consociativa che era tipica della Prima Repubblica”. E’ pur vero che alcuni dirigenti della Margherita e dei Ds invece “vedono giustamente la competizione nelle primarie come un momento di divisione”.
“Ma dimenticano – scrive Arturo Parisi – che anche le elezioni ordinarie sono un momento di divisione: una divisione che serve tuttavia a legittimare una scelta che vale poi per tutti”.
Quanto alle tappe da percorrere per la realizzazione di un unico grande Partito Democratico, l’ ideologo dell’ Ulivo rimarca il suo punto di vista: “Il primo é riconoscere esplicitamente come obiettivo comune la costruzione di un partito nuovo. Una affermazione rivoluzionaria che da sola dichiara le attuali formazioni come partiti a termine, passaggi e non mete, mezzi e non fini”. Ma come si raggiunge questo obiettivo senza abbandonare la propria identità?
Parisi lo sa, anzi fa una vera e propria proposta indecente. “La feci già a Veltroni , ricorda il professore bolognese, nel 2000 alla vigilia del loro congresso di Torino, fu presa come una provocazione ma noi il nostro partito lo sciogliemmo”.
Intanto nella Margherita anche il senatore Natale D’Amico irrompe nel dibattito sul nuovo soggetto politico democratico. “Ha ragione Walter Veltroni quando afferma che Prodi ha bisogno subito del partito democratico. Abbiamo visto troppi nuovi inizi in questi anni: evito di elencarli per non stancare. Oggi vorremmo vedere, e insieme a noi milioni di cittadini italiani che hanno partecipato alle primarie, una partenza vera che riconosca da subito esplicitamente come obiettivo comune di Ds e Dl la costruzione di un partito nuovo”. Il senatore Natale D’Amico, eletto a Lucca nelle file della Margherita ribadisce poi come “tutti i leader che hanno ruoli di responsabilità no debbano a limitarsi a proclamare la meta finale ma a procedere anche solo per obiettivi, a partire da strutture comuni piccole ma vere. Il problema non è infatti quello di accelerare o di forzare processi che sono inevitabilmente complessi ma di cominciare a fare atti e gesti concreti. Oggi non domani o dopodomani”.