Giornalisti: nel 2021 in Italia sono 301 quelli minacciati

 

Roma, 28 dicembre – Nel 2021 in Italia sono 301 i  giornalisti minacciati. Secondo un recente report di Ossigeno  nel 2021 in Italia sono ben 301 i minacciati Il 24% sono donne, il 48% ha ricevuto querele pretestuose.

L’Osservatorio non governativo Ossigeno per l’Informazione ha rilevato che nel corso del 2021 in Italia 301 operatori dell’informazione (Giornalisti, blogger, fotoreporter, video cronisti) sono stati colpiti da minacce e intimidazioni per metterli a tacere, per ostacolare la loro attività di fornire informazioni nell’interesse pubblico. I dati sono aggiornati al 17 dicembre 2021. Il 24% dei minacciati sono donne. La metà delle intimidazioni (48%) sono state realizzate con querele pretestuose, un quarto (25%) con avvertimenti, il 16% con aggressioni fisiche, il 10% con iniziative non perseguibili che hanno ostacolato arbitrariamente e in modo discriminatorio l’accesso alle informazioni, l’1% con danneggiamenti. Nel corso dell’anno non sono mancati episodi correlati all’emergenza da Covid-19. Su 301 casi casi totali, 69 hanno riguardato operatori ed operatrici dell’informazione impegnati a seguire le manifestazioni contro l’introduzione del green pass o del vaccino, oppure che hanno documentato l’evolversi della pandemia. Leggi chi sono i minacciati

Dal 2006 a oggi Ossigeno ha segnalato 4904 Giornalisti minacciati. Il numero dei minacciati del 2021 è inferiore a quello dei due anni precedenti: 301 rispetto ai 495 del 2020 e ai 472 del 2019.  Scopri tutte le storie. Questo notevole calo non riflette un miglioramento della situazione, che a giudizio dell’Osservatorio rimane drammaticamente grave e preoccupante e richiederebbe attenzione e cure urgenti che continuano a essere rinviate sine die. Il calo del 2021 dipende essenzialmente dal notevole indebolimento delle risorse dell’Osservatorio Ossigeno che produce questi dati, svolgendo un compito di interesse pubblico che richiede una notevole mole di lavoro e che, secondo le Raccomandazioni dell’UNESCO, del Consiglio d’Europa, dell’OSCE e di altre organizzazioni, dovrebbe essere svolto con adeguate risorse pubbliche e garanzie di autonomia dal Governo e dalle forze politiche, e invece viene svolto prevalentemente con il volontoriato professionale e qualche donazione