Disegno Gentiloni, prove tecniche di concorrenza televisiva

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Prosegue alla Camera l’indagine conoscitiva un settore televisivo

Procede spedita l’indagine conoscitiva della Camera sul ddl Gentiloni. Dopo l’Antitrust, la Rai e Telecom Italia Media, sono stati ascoltati nei giorni scorsi dalla Commissione Cultura e Trasporti Sky, Auditel, Europa 7, e Apt (Associazione produttori italiani). Secondo i primi giudizi degli addetti ai lavori e dalle barricate che ha in mente la Cdl, l’iter del ddl Gentiloni sarà un vero calvario. Ad aprire le danze dei detrattori era stato nei giorni scorsi il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà: “Non si può mettere un tetto al fatturato Mediaset – aveva tuonato – le risorse pubblicitarie sono la loro prima fonte di finanziamento e in Italia il mercato pubblicitario é già maturo. Se si perde una quota di mercato del 20 per cento, poi si impiegano 20 anni per recuperarla”. No al tetto del 45 per cento alla raccolta pubblicitaria, dunque, per Catricalà. Sì a una “Maccanico bis” con soglia al 30 per cento di una “torta” più ampia che comprenda anche i canoni di Rai e Sky e la pa y-per-view. A fargli eco il presidente Rai, Claudio Pertruccioli: “Non c’è più un duopolio televisivo in Italia, almeno per quanto riguarda i ricavi”, ha sottolineato sfogliando i bilanci del 2005 di Rai, Mediaset e Sky. I tre broadcaster hanno fatto “ricavi per 7,9 miliardi di euro complessivi: 3,091 per la Rai, 2,748 Mediaset, e 2,083 per Sky”. Ma ci sono anche altre interpretazioni ed analisi che fotografano la situazione della tv che emergerà al termine dell’ indagine conoscitiva e ce ne sarà abbastanza anche per una valanga di emendamenti. “Il ddl Gentiloni é l’ultima occasione che abbiamo – aveva spiegato il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto – per avere in Italia un settore televisivo veramente concorrenziale”. Il tetto del 45 per cento alla raccolta “libererebbe 600 milioni di risorse che potrebbero aiutare noi e altri competitori. Per noi e’ positivo. Ma non siamo d’accordo – aveva comunque sottolineato – su come viene formulata la norma: meglio una misura più moderata ma applicabile e certa. Il timore è che la norma sia così punitiva – aveva chiosato Campo Dall’Orto – che non sarà mai applicata”. Molto critico nel merito, invece, nel corso dell’audizione nei giorni scorsi, il direttore generale dell’Auditel, Walter Pancini: “Nessun giudizio politico sul ddl Gentiloni, l’Auditel nel sistema tv è “arbitro”. Ma “non esiste al mondo un’Auditel pubblica – ha ricordato riferendosi all’articolo 4 del ddl Gentiloni – e si tratterebbe di un’anomalia costituzionale”.