Dalla parte del consumatore

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Stefano Fassina

Il pacchetto di misure approvate ieri dal Consiglio dei ministri ha al centro il cittadino-consumatore, la promozione della concorrenza, la riduzione e la semplificazione degli adempimenti amministrativi necessari all’avvio di un’impresa, la riforma della scuola tecnico-professionale. L’elenco è lungo e copre un ventaglio di campi molto ampio. Impossibile riassumerlo in poche righe. Alcune misure, urgenti, sono affidate ad un Decreto Legge (ossia entrano in vigore rapidamente).
Sono misure che consentono di: eliminare i costi di ricarica dei telefonini; introdurre trasparenza sui prezzi dei carburanti e dei biglietti aerei; eliminare il mandato di vendita esclusivo per gli agenti delle assicurazioni su tutti i prodotti venduti; cancellare l’ipoteca dopo il pagamento del mutuo senza ricorrere al notaio; iscrivere una nuova impresa attraverso un’unica comunicazione da inviare anche per via telematica e, non ultimo per importanza, eliminare o fortemente ridurre i vincoli all’apertura di molte attività (dalle autoscuole alle sale cinematografiche; dalle guide turistiche alla pulizia).
Altre misure, non meno rilevanti, sono invece confluite in un Disegno di Legge. Queste ultime mirano anch’esse a: rendere l’impresa più facile e meno costosa (in particolare, attraverso la fortissima riduzione delle commissioni e degli interessi bancari sul massimo scoperto); ad aprire il capitale delle medie imprese a fondi di investimento specializzati nel supporto all’espansione delle attività e ad abbattere i costi per la quotazione; ad estendere l’utilizzo della moneta elettronica (al fine di semplificare i pagamenti e a contrastare l’evasione); a favorire la concorrenza nella distribuzione dei carburanti e nella vendita di giornali e riviste; ad eliminare inutili oneri amministrativi per i cittadini (come l’iscrizione degli autoveicoli al PRA, oltre che alla Motorizzazione Civile); a restituire dignità e funzione alla formazione professionale dopo gli interventi dell’allora ministro Moratti.
Gli interventi di ieri si muovono nel solco programmatico tracciato a partire dal Decreto Bersani-Visco del Luglio scorso e portato avanti dal Disegno di Legge «Industria 2015», dalla Legge Finanziaria per il 2007, dalle misure di delega per il riordino dei servizi pubblici locali e delle professioni. Fanno emergere, anche per i più scettici, una chiara e coerente linea di politica economica. Non solo il necessario risanamento finanziario, come era ovvio sin da luglio. Ma una politica economica completa. Una politica economica riformista, perché non è vero che la politica economica è solo necessaria, quindi né di destra né di sinistra. Una politica economica giusta per affrontare i problemi strutturali dell’Italia: il declino della produttività; il deficit di competitività, la perdita di potere d’acquisto delle famiglie e le crescenti disuguaglianze nella distribuzione del reddito; le rigidità delle amministrazioni pubbliche. La politica economica giusta per sostenere, non con le pezze a colori dei condoni fiscali o della spesa facile, il risveglio di molte nostre imprese che, dopo le iniziali difficoltà dovute all’assenza di svalutazioni della Lira, si sono ristrutturate, hanno investito risorse finanziare ed umane su attività produttive più avanzate, hanno utilizzato al meglio le possibilità delle tecnologie informatiche, hanno approfittato delle opportunità della integrazione globale dei mercati.
Difficile sottostimare la portata degli interventi appena inviati in Parlamento, non solo per il loro impatto sull’economia, ma sopratutto per la loro incidenza sull’etica di una nazione abituata alle microrendite diffuse, alla disattenzione all’interesse generale. Difficile non coglierne l’incidenza sull’esercizio effettivo dei diritti di cittadinanza. Sul piano più strettamente politico, difficile, anche per i più esigenti, non riconoscere dietro questi provvedimenti l’energia riformista presente, pur tra contraddizioni, nel Governo Prodi e nei principali partiti in esso presenti.
Certamente, anche questa «lenzuolata» di misure porterà in piazza quanti, guardando solo al loro particulare, si sentiranno direttamente colpiti e non vorranno vedere che maggiore crescita del Paese comporterà maggiori benefici per tutti, anche per loro. Certamente, anche questa volta non mancheranno i capipopolo nelle file del centrodestra, speranzosi di lucrare qualche vantaggio elettorale. Tuttavia, possiamo essere fiduciosi che l’opinione pubblica sarà, ancor più che a luglio, a favore del Governo. Per un motivo semplice. Perché ha vissuto gli effetti del primo giro di liberalizzazioni: risparmiando, sul prezzo praticato prima nelle farmacie, dal 20 al 30 percento per l’acquisto di farmaci nei 600 esercizi che hanno cominciato a venderli da luglio; risparmiando, in media, 30 euro per vendita di un’auto o una moto senza passare dal notaio; risparmiando qualche decina di euro sui costi di chiusura dei conti correnti bancari o sulle polizze auto. Portando avanti con coraggio i provvedimenti varati ieri, il governo e la sua maggioranza fanno un enorme servizio al Paese e, al contempo, recuperano il consenso necessario per vincere altre sfide.