Guardiamo a sinistra ma l’Unione non ci sarà più
Un partito federale e radicato sul territorio, che ha come metodo le primarie per la scelta dei candidati per ogni tipo di elezione e che è disposto ad alleanze solo sulla base di un programma riformista condiviso. E’ l’identikit che Walter Veltroni ha tracciato al teatro Strehler di Milano del partito democratico nei giorni scorsi ed è convinto che tra cinque anni il centrosinistra tornerà a governare.
“Il dialogo sulle riforme istituzionali – ha ribadito – si farà e ciò non esclude un’opposizione intransigente. Noi volevamo cambiare le regole se avessimo vinto ma le vogliamo cambiare anche adesso che siamo all’opposizione. Tra cinque anni governeremo noi e dobbiamo avere un Paese che consenta un’azione riformista”. Lo aveva detto quando decise che il Pd sarebbe andato da solo alle elezioni e oggi Veltroni ha voluto ribadire che una coalizione come quella dell’Unione del 2006 “non ci sarà più” anche se non ha escluso alleanze future. “Penso – ha detto – sia un problema per la democrazia italiana la mancanza di rappresentanza in Parlamento della sinistra radicale, alla quale però dico che, oltre a prendersela con noi farebbe bene a fare autocritica e a ragionare su una lettura ideologica della società italiana che ha impedito di capire, per esempio, il tema della sicurezza”. Basta, insomma, con alleanze che coagulano tutti contro qualcuno: “Noi pensiamo solo ad un’ alleanza dove al centro c’é il programma e per questo guardiamo a tutti, compresa una parte della Sinistra Arcobaleno. Quando però alle manifestazioni sento slogan come ’10-100-1000 Nassiriya’, penso che siamo agli antipodi di ciò che bisogna fare”.
Ha parlato chiaro agli ex alleati Veltroni ma è stato altrettanto diretto con il suo partito e, soprattutto, con coloro che pensano alle correnti: “Smettiamola di prendere il gruppo sanguigno di ciascuno. Siamo un partito nuovo e la domanda non é da dove si viene ma dove si va. Basta con le riunioni degli ex che, come quelle della scuola, fanno tanta tristezza”. Un partito nuovo a vocazione maggioritaria in grado di stare tra la gente per intercettare le domande, le paure e gli stati d’animo, proprio come ha fatto la Lega che in Emilia Romagna “ha preso l’8% dei voti pur non esistendo”. Interpretare le esigenze della gente come, per esempio, sul tema della sicurezza senza però perdere la propria cultura o, peggio, imitare la destra: “Le ronde padane non si fanno. Dobbiamo mantenere la nostra cultura anche se il vento spira contrario, altrimenti rischiamo il pensiero unico e come ben sapete le imitazioni sono sempre peggiori dell’originale”. Passate le elezioni, l’obiettivo del Pd è di radicarsi sul territorio “magari aprendo uno sportello in ogni realtà anche piccola dove i nostri consiglieri comunali, provinciali, regionali e i nostri deputati potranno essere al servizio del cittadino”. Una cosa però è certa: l’esperienza delle primarie proseguirà: “Alle prossime elezioni provinciali le candidature saranno scelte attraverso le primarie che faremo per tutti gli appuntamenti elettorali”. Subito dopo le elezioni si era aperto il dibattito sul partito del Nord, sostenuto principalmente dal sindaco di Venezia, Massimo Cacciari. L’idea non è passata ma Veltroni ha assicurato che il partito sarà federale. “Lo sarà – ha spiegato – dentro un’idea federale dello Stato. Deve essere un partito che non si fa fare l’agenda politica dagli altri. Noi dobbiamo pensare alla scuola, alla cultura e alle politiche per i giovani. Ai giovani dobbiamo restituire il senso dei valori condivisi e dobbiamo farlo magari anche navigando contro corrente”.