I Riformismi possono dar vita ad una grande forza di governo

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EditorialeVincenzo M. Campo

Sfide e nuove convergenze sembrano le questioni più di attualità nelle letture che i vari leader di Ds e Margherita disegnano in questa fase di posizionamento verso il nuovo soggetto del Partito democratico. E’ bene chiarire che molti socialisti, al di là delle cassandre che dipingono le exit strategy prioritarie per le strategie future del costituendo Pd, non sono demoscettici, ma vogliono solo partecipare come co-protagonisti alle scelte che spesso vengono delegate a pochi esponenti di Ds e Margherita. Evidentemente aver messo davanti a tutto la collocazione internazionale del nuovo soggetto in Europa, avendo animato un dibattito assai spesso che guarda al passato e non al futuro sui riformismi europei, non è stata una buona idea. I ritardi costitutivi hanno solo aperto un vecchio dibattito tra socialismo e socialdemocrazia, del tutto marginale rispetto agli scenari che il PD vuole costruire in futuro. In questa fase pre-congressuale le conseguenze sono ampiamente visibili nel “ mozionismo conservativo e radicale” presente sia nei Ds con l’operazione Salvi, Mussi, Spini, che nell’emancipazione democratica ulivista della Margherita di Parisi e Bordon. Chi a provato a spiegare che oltre al Pse gli interlocutori sono anche i democratici americani e le più importanti forze del progressismo internazionale è stato solo raffigurato come un’alieno. E’ evidente che i “democratici italiani” non guardano alla sinistra radicale europea di Oskar Lafontaine o ad opzioni tardo laburiste come quelle olandesi. Una sinistra che si definisce proprio in alternativa al Pse. Chi vuole intraprendere operazioni superate dalla storia legittimandosi sotto la bandiera della socialdemocrazia, non ha forse chiaro cosa è avvenuto in Gran Bretagna, Spagna e Germania. Chi ha poi provato a dire a chiare lettere che le leadership si costruiscono, e non si impongono, come vorrebbe il premier Prodi e parte dei suoi “afficionados” è stato tacciato di insurrezionale. Possibile che ancora nessuno abbia la capacità di guidare chiaramente questo processo costituente, con regole certe e condivise per tutti coloro che ne vogliono far parte?
Il secolo che ci sta alle spalle ha prodotto le più grandi emancipazioni della storia e la sinistra, i suoi partiti, i suoi sindacati ne sono stati protagonisti e lo saranno anche nel nuovo soggetto politico del XXI secolo, se le condizioni di partecipare ad un processo costituente saranno per tutti le stesse. Ancora oggi l’impressione è che un treno e partito ma mancano i binari e la strada è lunga da qui alle prossime elezioni europee per costruire un soggetto politico di governo in cui il confronto e il dialogo con tutte le culture democratiche e riformiste che ne fanno parte, attraverso i soggetti politici di riferimento, ne è elemento essenziale. Oggi però le diverse culture riformiste italiane: quella socialista, cattolico democratica, , ambientalista e liberal- democratica devono davvero andare oltre la parzialità delle loro esperienze per dare quella nuova forza al riformismo e cominciare a costituire quella nuova rappresentanza politica unitaria. Abbiamo pertanto la necessità di fare tesoro del patrimonio delle culture politiche che hanno dato vita alla Costituzione e fatto grande l’Italia. Costruire un nuovo partito fatto di dirigenti, militanti e di milioni di cittadini, partecipato, strutturato e capace di assicurare alle istanze locali una piena ed assoluta autonomia decisionale, che sappia ampiamente dialogare con le categorie, i corpi intermedi e gli interessi generali del Paese. In quest’ottica è bene che le discussioni nei prossimi congressi di Ds e Margherita siano chiare e una volta per tutte si possa decidere come far incontrare i valori della sinistra – pace, democrazia, libertà, solidarietà, uguaglianza con le nuove istanze rappresentate. Ci vuole quel coraggio politico che le classi dirigenti dei Ds, della Margherita hanno per poter costituire un grande processo democratico. Il rischio di un assenza prolungata di un soggetto politico moderno che proponga uno sbocco democratico alla società italiana può anche rivelarsi drammatico, come accade in altre fasi della storia per la sorte dell’italia, e per i soggetti politici che oggi sono al governo. Ma è a tutti evidente come una semplice riproposizione delle esperienze del passato, una Cosa 2 rivisitata (che ricordiamo ha già fallito nel passato) non sia più sufficiente o immaginabile per nessun soggetto collettivo o individuo che voglia costruire davvero la nuova forza del Pd.