Clima da paura, l’Unione europea alla ricerca di soluzioni

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Le proiezioni allarmanti degli esperti scientifici dell’IPCC inducono la comunità internazionale a reagire

Il verdetto è senza appello. Se le cose non cambiano, l’aumento delle temperature del pianeta potrebbe essere da 1,8 a 4 gradi Celsius nel 2100, mentre negli ultimi cento anni, l’aumento è stato solo di 0,7° C. l’avvertimento lanciato il 2 febbraio a Parigi dagli esperti scientifici più eminenti al mondo nella loro relazione (IPCC W1) sull’evoluzione del clima è allarmante. Fonte di preoccupazione, offre ai difensori di un’azione più decisa contro il riscaldamento del pianeta un’opportunità d’invitare la comunità internazionale a reagire. Varie voci si sono già fatte sentire nell’UE, non ultima quella del Commissario all’Ambiente, Stavros Dimas.
“Sono estremamente preoccupato dall’accelerazione e l’ampiezza crescente del cambiamento climatico dimostrate in questa relazione. È urgentissimo che la comunità internazionale avvii reali negoziati in vista di un nuovo accordo globale di ampia portata in grado di frenare il cambiamento climatico. Per stabilizzare le emissioni mondiali, bis ogna in un primo tempo che i paesi industrializzati riducano le loro emissioni del 30% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, come la Commissione europea ha proposto il mese scorso”, dichiara il Commissario in un comunicato.
Al Parlamento europeo, l’europarlamentare Satu Hassi (Verde finlandese, ex ministro dell’Ambiente della Finlandia) vede nelle rivelazioni di questa relazione l’opportunità di convincere gli scettici e di spingere all’azione i difensori di bei discorsi, anche nell’UE. “Quelli che continuano a sostenere che il cambiamento climatico non va attribuito all’attività dell’Uomo sono ormai smentiti dalla scienza. La relazione dell’IPCC fa autorità e fornisce una prova della gravità del fenomeno e della sua origine umana. Quello che era considerato come il limite massimale accettabile del cambiamento climatico è diventato la soglia minima nella scala delle previsioni scientifiche. E non dobbiamo dimenticare che senza un’azione significativa, le temperature continueranno ad aumentare anche dopo il 2100”, commenta la parlamentare europea, convinta del fatto che “la lotta contro il cambiamento climatico deve essere portata a un livello politico più elevato per essere definita una priorità dei dirigenti politici del mondo”. Ritenendo che l’UE dovrebbe dare l’esempio tramite la sua azione, l’on.Hassi deplora che “l’UE continui a non prender posizione” e si stupisce del fatto che in un momento in cui vengono pubblicate previsioni allarmanti della comunità scientifica sulle conseguenze del cambiamento climatico, “alcuni membri della Commissione ed alcuni Stati membri tentino di indebolire una proposta legislativa volta a ridurre le emissioni” di CO2 delle auto private. La stessa ha quindi esortato il Consiglio europeo degli 8 e 9 marzo a “non accettare le proposte troppo deboli della Commissione”, ma a prendere l’impegno di ridurre del 30% le emissioni di gas a effetto serra per il 2020, rispetto al 1990, come anno di riferimento.
La relazione dell’IPCC intitolata “Climate change 2007: the Physical Science Basis” valuta lo stato delle conoscenze scientifiche sul clima. La relazione, sintesi realizzata dal gruppo di lavoro numero uno dell’IPCC, costituisce la prima parte della quarta relazione di valutazione dell’IPCC, che deve ancora essere pubblicata. Essa conferma le conclusioni principali della terza relazione pubblicata nel 2001, ma parecchi risultati sono ora quantificati meglio e, quindi, più affidabili. Ecco i principali insegnamenti da trarne:
Il riscaldamento del clima è una certezza. L’aumento delle temperature medie dell’aria e degli oceani, la fusione generale delle nevi e dei ghiacci, e l’ascesa del livello dei mari lo dimostrano.
È “molto probabile” che l’aumento delle emissioni di gas a effetto serra provocate dall’uomo (emissioni antropiche) sia alla base della maggior parte dell’aumento medio delle temperature dalla metà del XX° secolo. È “molto improbabile” che questo riscaldamento possa essere attribuito esclusivamente a variazioni climatiche naturali.
Nel secolo scorso, la terra si è riscaldata in media di 0,76° Celsius e il riscaldamento ha subito un’accelerazione. Gli undici anni più caldi sono stati registrati nei dodici anni scorsi. La seconda metà del XX° secolo è stata il periodo più caldo nell’emisfero nord da almeno 1.300 anni. Le temperature in Europa sono aumentate di circa un grado centigrado in un centinaio d’anni e questo fenomeno è stato più rapido del riscaldamento medio del pianeta.
Qualora nessuna misura fosse presa per limitare le emissioni, le stime più ottimistiche prevedono un ulteriore aumento della temperatura media mondiale di 1,8 a 4 gradi centigradi entro il 2100.
Il ritmo al quale il livello del mare cresce è praticamente raddoppiato (18 cm. su 100 anni tra il 1961 e il 2003 rispetto a 31 centimetri su 100 anni per il periodo 1993-2003).
Le concentrazioni di CO2 e di altri gas a effetto serra nell’atmosfera sono continuate a crescere a causa delle emissioni antropiche. Le concentrazioni attuali di CO2 e di metano sono maggiori oggi di quanto lo siano mai state nel corso dei 650.000 anni scorsi almeno.
Gli avvenimenti meteorologici estremi che si moltiplicano, la traiettoria delle tempeste e delle precipitazioni possono ormai essere associate chiaramente al cambiamento climatico indotto dalle attività umane.